Di Giovanni Pascoli
O primavera! Con quel verde d’agli
coi papaveri rossi, la cui testa
suona coi chicchi, simili a sonagli,
coi riccioluti cavoli, che sono
neri, ma buoni, e queste mie viole
gialle… ed alto, coi suoi capi
rotondi d’oro, il grande girasole
ch’è sempre pieno del ronzio dell’api
L'inverno si è ormai concluso, la natura si risveglia in tutto il suo splendore: i colori dei fiori nei prati, gli alberi si rivestono di foglie scaldati dal sole lucente e le giornate si fanno più lunghe e tiepide...la primavera si manifesta, meravigliosa, tutto danza intorno a lei...si, anche il polline!
Ridestandoci dal nostro torpore invernale, facciamo un grande sbadiglio ed ecco che cominciamo a tossire, starnutire, abbiamo gli occhi arrossati e lacrimanti ed il naso che cola.
In questo periodo siamo a contatto con i
pollini delle graminacee, della parietaria, delle composite e delle cupressacee, per non parlare di quelli delle betulle e delle oleacee.
Non solo in primavera, anche in altri periodi dell'anno ci possiamo trovare ad affrontare lo stesso problema:
Le Graminacee da aprile a giugno;
La Parietaria da marzo ad ottobre;
Le Composite da luglio a settembre;
Le Betullacee da gennaio a maggio;
Le Oleacee da maggio a giugno;
Le Cupressacee(Cipresso): da febbraio a fine marzo con possibili anticipi a gennaio o continuazioni fino ad aprile.
Cosa fare per alleviare i fastidiosi sintomi?
1. Fai attenzione a quello che mangi: "Le proteine del polline e quelle del cibo sono come cugine di primo
grado", spiega il Dottor Bassett, fondatore dell’ Allergy and Asthma
Care di New York City. "Il nostro corpo viene ingannato dalla
somiglianza tra le due proteine e si convince di mangiare polline”. La sindrome orale-allergica colpisce infatti, secondo le stime della
Fondazione asma e allergie d'America, fino a un terzo dei pazienti
allergici ai pollini. A provocare la reazione è una proteina presente
sulla superficie di alcuni prodotti crudi tra cui mele, pomodori e
melone.
2. Evita le lenti a contatto: quando c’è polline nell’aria sarebbe meglio indossare gli occhiali
invece delle lenti a contatto. "Se il polline entra nei tuoi occhi e
rimane lì può darti dei problemi se soffri di allergie respiratorie"
dice il Dottor David Rosenstreich, direttore di Allergologia e
Immunologia presso il Montefiore Medical Center nel Bronx a New York.
3. I vestiti, soprattutto quelli ottenuti da tessuti grezzi dalla lana – sono un
vero e proprio ricettacolo di polvere e polline. “Lavarli dopo ogni uso è
quindi fondamentale durante la stagione dell’allergia” consiglia
Rosenstreich. Meglio inoltre scegliere indumenti in cotone o altri
tessuti facili da pulire ed effettuare i lavaggi in acqua calda per eliminare un maggior numero di allergeni.
4. Fare la doccia prima di andare a dormire , invece che al mattino: "Le minuscole particelle di polline atterrano su di voi come la polvere" spiega Rosenstreich e quindi andiamo a dormire con i pollini sulla pelle e i capelli con e al mattino ci svegliamo già con il naso che gocciola.
5. Il fumo, essendo una sostanza irritante, crea danni alle vie respiratorie. Uno studio pubblicato nel Journal
of Allergy e Clinical Immunology ha esaminato l'effetto che del fumo di
tabacco sulle persone che soffrono di allergia da polline. I
ricercatori hanno scoperto che i livelli di allergene erano 16,6 volte
più alti nelle persone esposte al fumo passivo e al polline rispetto a
quelli solo al polline.
6. Da evitare anche profumi, candele profumate, incenso e decorazioni profumate che sono i peggiori nemici della tua allergia perchè irrtanti per palpebre e naso.
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Riportiamo il testo tratto dalla Scherling Plough
Le allergie sono la risposta
dell'organismo all'esposizione a particolari sostanze, conosciute
come allergeni.
Il corpo umano possiede un sistema complesso per eliminare piccoli
corpi estranei quali batteri o virus. Quando uno di questi agenti
patogeni penentra nell'organismo, il sistema immunitario inizia a
produrre anticorpi per contrastarlo.
La maggior parte delle persone può respirare o entrare in contatto
con polline, polveri o forfora di animali domestici senza nessuna
conseguenza apprezzabile. Alcuni individui sono però allergici ad
alcune di queste sostanze e possono quindi andare incontro a
conseguenze anche gravi.
Nel loro corpo, dopo il primo contatto, ha inizio una complessa
reazione a catena nel tentativo di espellere le sostanze estranee
(considerate erroneamente pericolose dall'organismo), con secrezioni
nasali, lacrimazione abbondante, occhi arrossati, tosse e starnuti.
L'organismo di queste persone, infatti, riconosce gli allergeni come
una potenziale minaccia e, in risposta, comincia a produrre quegli
anticorpi normalmente preposti a contrastare agenti patogeni, quali
virus e batteri; gli anticorpi prodotti aderiscono poi alla
superficie di mastociti e basofili.
La prima volta che un individuo entra in contatto con un allergene
(per esempio un polline) solitamente non si manifesta alcun sintomo.
Un secondo contatto con l'allergene scatena invece una reazione,
poiché a questo punto il sistema immunitario "ha memoria" della
sostanza estranea; gli anticorpi, di conseguenza, segnalano ai
mastociti di inondare l'area interessata con istamina e altre
specifiche molecole; è l'istamina, poi, che induce i tessuti con cui
entra in contatto a secernere fluidi e a irritarsi.
A ogni successiva esposizione all'allergene le reazioni allergiche
possono diventare sempre più acute. Può trascorrere anche molto
tempo, tuttavia, prima che un'allergia si manifesti con i suoi
sintomi caratteristici.
Si può essere allergici a più di un fattore, per esempio al polline
in primavera e d'estate e agli acari della polvere durante i mesi
invernali, il che spiega i flussi e riflussi dei sintomi in molte
persone. In effetti non esistono due persone che soffrono
esattamente della stessa forma di allergia.
Le fasi di una reazione allergica
ESPOSIZIONE PRIMARIA
I linfociti-T riconoscono l'allergene (il corpo estraneo) e
rilasciano delle specifiche molecole che inducono i linfociti-B a
produrre milioni di anticorpi, denominati immunoglobuline E (IgE).
Ogni volta che il corpo umano entra in contatto con un differente
allergene viene prodotto un tipo differente di IgE, specifico per
quell'allergene. Le IgE, una volta rilasciate, si attaccano ai
mastociti, i quali possono poi restare all'interno del corpo per
anni, pronti a reagire in caso di contatto con lo stesso allergene.
1) La prima volta che viene inalato un allergene, come per esempio
un polline di graminacea, nell'organismo non compare alcun sintomo.
2) Il sistema immunitario rintraccia il polline e lo identifica come
un pericoloso invasore.
3) Il sistema immunitario forma
anticorpi IgE specifici per il polline nel tentativo di sconfiggere
l'invasore.
4) Gli anticorpi IgE aderiscono
alla superficie di alcune cellule nella mucosa nasale. Queste
cellule sono i mastociti e i basofili.
5) I mastociti e i basofili
risiedono insieme agli anticorpi IgE nella mucosa nasale. Gli
anticorpi IgE sono pronti a reagire in caso di ulteriore contatto
con il polline.
ESPOSIZIONE SUCCESSIVA
In caso di ulteriore contatto con l'allergene, questo interagisce
direttamente con le IgE adese ai mastociti, stimolando i mastociti a
rilasciare rapidamente molecole del tipo dell'istamina.
Il rilascio di queste molecole può causare:
la contrazione dei muscoli lisci delle vie respiratorie;
dilatazione dei piccoli vasi sanguigni, con conseguente aumento di
temperatura della cute e sudorazione abbondante;
aumento della secrezione di muco nelle cavità nasali e nelle vie
respiratorie;
prurito.
1) Successivo contatto con l'allergene, per esempio un polline di
graminacea.
2) Gli anticorpi IgE presenti
nel naso riconoscono il polline.
3) Gli anticorpi IgE adesi alla
superficie dei mastociti e dei basofili catturano il polline e, così
facendo, innescano una serie di reazioni che porta al rilascio di
numerose molecole specifiche, inclusa l'istamina. L'istamina entra
poi in contatto con le terminazioni nervose e causa starnuti e
prurito. Entra inoltre in contatto con le ghiandole che producono
muco, causando arrossamento e rigonfiamento delle mucose del naso e,
di conseguenza, una congestione nasale.
4) Altre molecole fanno poi
partire altre reazioni a catena che fanno proseguire la reazione
allergica. Si tratta di una sorta di "effetto domino", che è
all'origine della persistenza dei sintomi dell'allergia anche quando
l'allergene non è più presente ormai da molto tempo.
IL SISTEMA IMMUNITARIO
Il sistema immunitario si basa principalmente su due tipi di globuli
bianchi: i linfociti-T e i linfociti-B. Queste cellule permettono al
sistema immunitario di difendere l'organismo da sostanze estranee
potenzialmente dannose, riconoscendole e rilasciando di conseguenza
delle specifiche molecole per contrastarle.
Una reazione allergica ha luogo quando il sistema immunitario di un
individuo riconosce una sostanza innocua (per esempio il polline) e
reagisce a essa, divenendone sensibile.
Le successive esposizioni a quella determinata sostanza, anche a
distanza di anni, possono scatenare una reazione allergica.
L'importanza dei geni
Anche se non è ancora chiaro perché alcune persone sviluppino
un'allergia e altre no, ci sono ormai evidenze scientifiche che
testimoniano dell'importanza dei geni, almeno come fattori
predisponenti alla comparsa di un'allergia. La tendenza a sviluppare
allergie, infatti, è probabilmente ereditaria: le allergie sono
spesso presenti nella storia familiare delle persone che ne sono
colpite.
Gli studi clinici e la mappatura dei geni, tuttavia, non ne hanno
ancora trovato la prova definitiva e, d'altronde, chiunque può
sviluppare un'allergia, e a qualsiasi età.
In ogni caso, alcuni fattori sembrano provare l'importanza dei geni.
È stato per esempio osservato che asma e riniti allergiche (allergie
nasali) compaiono spesso contemporaneamente: il 60-80 per cento
delle persone con un'asma allergica presenta anche un'allergia.
Inoltre, è stato osservato che:
Le infiammazioni allergiche delle vie respiratorie superiori e delle
vie respiratorie inferiori coinvolgono le medesime sostanze chimiche
e lo stesso tipo di risposta infiammatoria.
Esiste una predisposizione familiare, tra le persone con
un'allergia, all'ipersensibilità bronchiale.
Esiste un legame tra le allergie e uno specifico anticorpo
(HLA-DR7), che mostra somiglianze dal punto di vista genetico tra
diverse persone.
Bibliografia